Fiano Romano - Guida Turistica

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 Il Castello
  Edificato strategicamente su uno sperone roccioso agli albori del Medioevo, Fiano presenta l'armonico intreccio dei tre elementi dell'architettura castellana italiana: cinta, mastio e palazzo. Sulla fortificazione di possenti mura si ergono a nord cinque torri rettangolari e, a est, l'Abbazia sconsacrata di Santa Maria trans pontem. Si apre, ad ovest, Porta Capena, di tipica struttura rinascimentale con arco a tutto sesto a conci bugnati, con annesso rivellino, una volta muniti di ponte levatoio ligneo. L'edificio castellano attuale è frutto di modifiche strutturali succedutesi nei secoli a opera del conte Niccolò III Orsini che nel 1493 amplio la presitente rocca medievale ereditata da Orso ed Elisabetta Orsini, aggiungendo la residenza comitale in limpido stile rinascimentale e dal duca di Fiano Marco Ottoboni, il quale, sul finire del XVII secolo, concluse a rettangolo il castello aggiungendo l'ala prospicente Porta Capena e via Roma. L'estrema difesa e il controllo del feudo erano affidati alle due torri alla cui ombra sorgeva il palazzo: la minore, quadrangolare e scarpata che rinforza l'angolo di sud-est, ornata con l'impresa personale di Niccolò III Orsini (collare di mastino stretto tra due mani trapassate dalle punte acuminate che rappresenta il motto "prius mori quam fidem fallere"- piuttosto morire che tradire la fede); la seconda circolare detta "Mastio", innestata nei tozzo cassero, alta trenta metri e con mura spesse circa 2,70 metri. Nel cortile si fondono la forza bellicosa del Mastio con l'eleganza del doppio ordine di archi a tutto sesto sormontati dalla bianca scalea che conduce al piano nobile della residenza ursinea mollemente adagiata al caldo sole di mezzogiorno.
  La chiesa di Santo Stefano Nuovo, unica rimasta aperta al culto. La costruzione risale alla seconda metà del 1400 e ha subito certamente un rifacimento nell'anno 1774, come risulta da documenti rinvenuti presso l'Archivio di Stato. L'interno, a pianta basilicale, è suddiviso in tre navate da archi a tutto sesto sostenuti da colonne quadrate in travertino. Oltre l'arco trionfale c'è l'altare a forma di piccolo tempio con timpano sostenuto da due colonne con capitelli corinzi, al centro del quale fa mostra un bel dipinto murale di Antonio del Massaro, detto il Pastura, raffigurante la Madonna con i Santi Giovanni Battista, Stefano, Biagio e Pietro. Nella navata destra troviamo due affreschi strappati dalla diruta chiesa di Santa Maria ad pontem, il monumento sepolcrale di Niccolo III Orsini e la cappella dell'Annunziata (già Orsini) con una tavola del Salvator Mundi e ai lati affreschi di angeli di probabile scuola del Pinturicchio. Nella navata sinistra il sarcofago di Pietro Gregorio Boncompagni Ludovisi ed una bella campana fusa nel 1278 da Guidotto da Pisa dedicata a San Martino. Altri affreschi strappati dalla chiesa di Santa Maria ci conducono a una cappellina absidata, un tempo interamente affrescata, con un crocifisso ligneo ed un altare con basamento in pietra, forse parte di una antica colonna. Adagiata su un'altura ad ovest, fuori dal paese, c'e la chiesa di Santo Stefano Vecchio dove un tempo si celebravano le cerimonie di maggior lustro. Ora di proprietà privata, cadde in disuso anche per la sua posizione poco agevole. Di forma basilicale, anticamente cenobio benedettino, e di stile romanico del secolo XII o XIII, ma successive aggiunte e rimaneggiamenti settecenteschi ne hanno alterato l'originaria struttura. Ai lati del portale d'ingresso, due candelabri in bronzo tortili con girali di alloro alti quasi tre metri danno ridondanza all'entrata. Le tre navate sono scandite da dieci colonne di granito con capitelli tutti diversi e un pilastro centrale per parte.L'attuale altare contenuto nel catino absidale è di marmo greco e sostituisce l'originario ciborio ivi collocato e poi trasferito a Roma nel Collegio Irlandese ed ora al Metropolitan Museum di New York. Gli affreschi delle pareti e il pavimento musivo cosmatesco hanno ritrovato luce. Del portale d'ingresso troviamo un bel campanile con tre ordini di finestre, dal basso bifora, trifora, monofora che annunciano la cella campanaria. All'estremità sudorientale del paese sorgeva l'antico monastero di Santa Maria ad Pontem che trae il nome dalla sua posizione al di la del ponte sul Tevere rispetto all'Abbazia di Farfa, centro motore di tutta la zona. La chiesa attuale conserva la struttura del transetto del precedente impianto, come testimonia il grande arco sul lato nord. Questa splendida posizione che guarda quell'ansa del Tevere che si spinge verso Fiano, Santa Maria è stata testimone di quasi mille anni di storia con passaggi importanti, fughe e ritorni. Ora, completamente riedificata, non offre più quella visione e quei profumi di antico che emanavano le sue pietre; tuttavia il progetto del Comune di farne un centro di cultura e incontro forse potrà restituirle un po' della sua antica importanza testimoniale.
  Ad eccezione della piccola chiesa della Santissima Madonna del Carmine, tutt'oggi esistente ma che non presenta particolari caratteristiche di interesse architettonico o decorative, esistevano nel territorio di Fiano anche altre chiese delle quali si hanno solo sommarie e imprecise descrizioni in base a testimonianze pervenuteci attraverso antiche fonti. Ci narra Camassei (manoscritto del 1700 circa) che appena fuori Fiano, sulla destra c'era la piccola chiesa chiamata la Fraternita dove venivano seppelliti coloro che morivano nella campagna. Vicine a questa vi erano altre due chiese, una dedicata alla Santissima Madonna del Carmine (quella che ancora oggi è rimasta), l'altra alla Beata Vergine della Nuova (o Ruota, sul manoscritto non è di facile decifrazione). Molto più antica e importante era la chiesa di Nostra Signora delle Grazie, in quanto da questa provengono molte iscrizioni e frammenti; di fronte ad essa sorgeva l'Ospedale per i poveri. Di una chiesa Sancti Georgii in suburbio castri Flaiani sappiamo soltanto, dal Gibelli, che era di pertinenza del monastero di Sant'Andrea e San Gregorio al Clivo di Scauro di Roma. Un'altra piccola chiesa, chiamata di Val Casale, era curata da un eremita e conservava una tela rappresentante San Giovanni di Dio, canonizzato da Papa Alessandro VIII, del pittore Francesco Trevisani; accanto c'era una fonte ritenuta miracolosa e la cui acqua era efficace contro i mali. Al centro di un prato a circa due miglia dal borgo era situata la chiesa di San Sebastiano dove, nel giorno dell'Ascensione del Signore si andava in processione per benedire la campagna e auspicare migliori raccolti.
LUCUS FERONIAE
  Importante centro archeologico, che testimonia uno dei periodi più fortunati e splendidi della civiltà romana. Già in epoca repubblicana vi sorgeva un santuario della dea Feronia, divinità pagana protettrice delle greggi, delle messi e della fertilità. Nella zona circostante il tempio si estendeva fino alle falde del Soratte, un fitto bosco (lucus) sacro alla dea. Vicinissima si trovava una sorgente di acqua curativa i cui benefici erano molto apprezzati. Col tempo il luogo sacro divenne una fiorente comunità, punto d'incontro delle popolazioni vicine: Sabini, Latini, Etruschi, Falisci, che qui convenivano per scambiarsi i loro prodotti. Nell'anno 211 a.C., come ci narra Tito Livio, Annibale e i suoi soldati saccheggiarono il tempio allora famoso per le ricchezze custodite. In seguito la località divenne centro di riposo per soldati veterani e frequenti dovevano essere le rappresentazioni teatrali nell'anfiteatro che in parte si conserva. Una iscrizione del 266 d.C. costituisce l'ultima notizia epigrafica attestante l'attività del centro, la cui vita imperniata sul culto della dea Feronia dovette spegnersi intorno al 300 con il trionfo del Cristianesimo. La scoperta del tempio avvenne nel 1952, quando vennero alla luce, a seguito di lavori agricoli, frammenti di anfore e pietre con iscrizioni. Fatti appropriati scavi emersero tabernae con anfore, monete, ex voto, pavimenti con mosaici. Fu trovata tra le altre cose un'ara ellenistica e una testa marmorea di Vespasiano
VILLA DEI VOLUSII
  Nei pressi degli scavi archeologici di Feronia è venuta alla luce verso il 1962 una splendida villa che si può raggiungere dalla Tiberina e dall'autostrada. Due iscrizioni ritrovate nello scavo ricordano una famiglia Volusia e un membro di essa, Saturnino, importante personaggio politico della fine del I secolo d.C. Tutto lascia ritenere che la villa sia stata proprio dei Volusi. Tra i ritrovamenti spiccano due pregevoli erme di marmo copie di originali greci raffiguranti Ercole e Euridipe, molti pavimenti a mosaico, resti marmorei delle vecchie costruzioni.
VILLA "DELLA STANDA"
  Durante la costruzione del magazzino Standa, negli anni 1971-1974 venne portata alla luce una villa rustica del secondo secolo a.C. con diverse fasi edilizie, i cui resti sono attualmente conservati in un cortile interno del complesso moderno.
VILLA DEL SASSO DI FIANO
  Sulle estreme pendici sud occidentali del Monte S.Lorenzo sono visibili i resti di un imponente complesso rustico romano insediato in età augustea ed abitato fino al II-III sec. d.C.
LA VILLA DEL CASALE DI MEANA
  Nei pressi del Casale di Meana, circa due chilometri a nord di Fiano sulla via Tiberina, furono rinvenuti i resti di una grande villa romana con pavimenti a mosaico agli inzi di questo secolo.
LA VILLA DI BELVEDERE
  Sulla collina di Belvedere dal 1881 furono individuati i resti di un vasto complesso romano con pavimenti a mosaico. La villa fu vissuta dal II a.C. al V d.C.
LA VILLA IN LOCALITÀ BACILETTI
  Durante i lavori di costruzione del raccordo autostradale Fiano-Valmontone, vennero alla luce nel 1984 i resti di una villa rustica conservati a livello di fondazione. Il complesso nasce nel I sec. a.C. e viene abbandonato nel VI sec. d.C. e attualmente non è più visibile essendo stato reinterrato dopo la conclusione delle ricerche nel 1984.
VILLA IN LOCALITÀ PRATO LA CORTE (fondo Plini-Gigliotti/Nocioni)
  La villa venne alla luce nel 1983 e fu scavata a più riprese fino al 1987. Di dimensioni m.70x80, la villa fu fondata alla fine del II sec a.C.
VILLA IN LOCALITÀ PRATO LA CORTE (fondo Bigatti)
  La villa, con pavimenti in mosaico, venne alla luce nel 1994.
LA VIA CAMPANA
  L'attuale stada provinciale Tiberina ricalca il percorso di una delle più antiche arterie di collegamento dell'Italia centrale utilizzata fin dalla più remota antichità.